ANESTESIA

Anestesia

L’anestesia è una branca della medicina relativamente recente.
Il termine viene coniato da Wender Holmes nel 1846, mentre nello stesso anno il dottor Morton, un dentista di Boston,
mostrava al pubblico l’utilizzo di una sorta di maschera al cui interno si nascondeva una spugna contenente etere
che il paziente respirava.
Ottenebrata la coscienza, tramite i vapori di etere, il paziente non mostrava alcun segno di dolore
durante l’estrazione di un dente.
Nel 1847 l’etere viene impiegato all’ospedale Maggiore di Milano, nelle sale operatorie.
L’anestesia dunque nasce “al traino” della chirurgia, nel senso che la sua utilità è quella di permettere al chirurgo
di lavorare sul paziente senza che questo si muova o si lamenti.
Negli ultimi decenni questa disciplina medica ha assunto un suo stato autonomo,
in quanto non serve più soltanto per far stare fermo il paziente,
ma ne preserva le funzioni fisiologiche dagli insulti che il chirurgo è obbligato a portare sui più svariati tessuti.
L’anestesia dunque non può e non deve prescindere dall’analgesia, ovvero dalla capacità di abolire, in tutto o in parte,
il dolore sia durante che dopo l’intervento chirurgico.
Per estensione, l’anestesista si occupa oggi anche dell’algologia,
che è il trattamento del dolore in tutte le sue forme e sfumature, acuto o cronico che sia.
A nessuno, che sia stato in sala operatoria come paziente, può sfuggire l’importanza dell’anestesia e di quel “colloquio”
che di solito si svolge il giorno prima dell’operazione.
In realtà l’operazione chirurgica è spesso vissuta con grande senso di ansia o addirittura di terrore,
non tanto per l’atto chirurgico in sé, quanto per le temute conseguenze di un’anestesia generale.
“Mi sveglierò?” è la domanda che tutti si pongono con più o meno paura.
Se in campo umano l’anestesia locale ha allontanato molti di questi fantasmi, in campo veterinario,
dove il paziente non solo non collabora ma si difende vigorosamente nei confronti del “nemico”,
l’anestesia generale la fa ancora da padrone assoluto ed è necessario ammettere che la mancanza di specializzazioni
e regole imposte per legge, permettono a qualunque laureato di improvvisarsi “anestesista”, quando in questa disciplina,
fondamentale per la vita del paziente, occorrono invece profonde conoscenze,
strumentazione raffinata e soprattutto anni e anni di esperienza.
Uno dei più grandi anestesisti veterinari, Donald Sawyer (che ho avuto l’onore di avere come maestro)
iniziava sempre i suoi corsi con una diapositiva dove c’era scritto che
“l’anestesia è una sottile striscia di terra che divide la vita dalla morte”.
Un intervento chirurgico sbagliato si può anche ripetere.
Un’anestesia sbagliata è più difficilmente ripetibile.